Il mio dicembre è stato strano. Sembrava destinato ad essere l'ultimo di dodici mesi per niente facili, non mi aspettavo niente. A dire la verità, speravo pure che passasse alla svelta! Forse perché sono nata in estate, non lo so, ma per me l'inizio dell'inverno è sempre un po' un macigno. La prospettiva di trascorrere dei mesi imbacuccata, senza troppa possibilità di stare all'aria aperta, con quelle giornate troppo brevi per godersele fino a tardi, ma infinitamente lunghe e faticose sotto molti altri punti di vista...insomma per me non c'è molto da stare allegri in un periodo così!
Poi però mi sono imbattuta in una serie di cose che, una dopo l'altra, hanno fatto scivolare via le giornate in modo così leggero da lasciarmi stupita, oggi, a metà gennaio, di essere già arrivata fin qui.
La prima di queste è stata
un bellissimo progetto di condivisione fotografica di cui avevo accennato
qui e al quale mi sono divertita a partecipare, seppure con la mia proverbiale discontinuità, ma comunque con immenso piacere, soprattutto tutte quelle volte che mi sono persa a fantasticare sui minuscoli e a volte stupendi dettagli delle giornate degli altri sessantotto partecipanti. Quindi grazie a tutto il gruppo
P'tit, alla sua creatrice
Zelda e alla sua infinita voglia di scambio e d'incontro. Qui sotto un bel riassunto del nostro
P'tit monde, nel quale anche una piccolissima cosa può cambiare il gusto di un'intera giornata.
Dopodiché, non posso non essere grata alla mia sorellina, insaziabile amante delle nuove esperienze, per avermi introdotta al magico mondo delle mazurke. E qui è necessario fermarsi un attimo e tornare in dietro per capirci meglio.
Mesi fa, alla domanda distratta "Cosa fai questo weekend?", laBjr (si legge la bi-giùnior) rispose: "Uno stage di danze popolari in montagna." e io distrattamente, sempre, registrai che mia sorella partiva per indefiniti monti con il suo inseparabile amico pazzo (che adoro) a ballare sotto la luna insieme ad un, presumibilmente, branco di matti in gonnellone e salopette tirolesi (non so perché ho pensato tirolesi) e che sarebbe tornata soddisfatta.
Bon.
Da quel famoso fine settimana sono trascorsi mesi e, sempre più spesso la sorellina mi rispondeva, alle distratte domande di rito, cose tipo: "Vado a ballare al folkqualcosa", oppure "Ho una mazurka clandestina".
Poi un giorno, quando anche il mio altissimo livello di distrazione non fu più abbastanza alto per ignorare proprio tutto, la domanda sorse spontanea: "La coosa clandestina?? Mazurka?!?! Ma veramente?..."
Insomma, dopo mesi di distrazione e, sì, d'impercettibile scetticismo, mi sono lasciata tirare in mezzo e sono andata anch'io a ballare al folkqualcosa (che poi ovviamente non si chiama così, ma era per rendere, al momento suonava simile).
Ebbene, incredibile, la mazurka in questione non è affatto quello che immaginavo. Dimenticatevi la mazurkadiperiferiiia di Raoul Casadei, niente balzelli da marionette del carillon ultrasettantenni, né vestiti di lustrini o da domenica del villaggio di Mengacci. E nemmeno l'ombra di una salopette tirolese! La mazurka in questione, innanzitutto è francese. E già, qui, dovreste intuire lo stile leggermente più raffiné e meno Casadeiano della questione. La mazurka francese è, sì, un ballo tradizionale, ma è un ballo di coppia molto piacevole, per niente ridicolo (come si potrebbe pensare ed io ignorantemente pensavo) e soprattutto abbastanza semplice da imparare. Quest'ultimo aspetto fa si' che, a differenza per esempio dal tango, anche una totale neofita come me si possa ritrovare a ballare senza troppi stress, fin dalla prima volta, anche fino alle 4 del mattino. Ecco. E così è andata!
Ho trovato un video che riguarda una mazurka clandestina organizzata lo scorso aprile a Milano. In questo inaspettato dicembre, mi è capitato di partecipare e devo dire che è stato davvero divertente.
Sarebbe troppo lungo spiegare e andrebbe aggiunto che, oltre alla mazurka si ballano tante altre danze popolari di coppia, come anche in cerchio o in gruppetti di quattro o più persone, ma la sostanza è che ho scoperto un mondo. Ho scoperto che gente di tutte le età, sorprendentemente anche giovanissimi, si ritrova volentieri a ballare danze che in un certo senso ristabiliscono dei ruoli cavallereschi un po' dimenticati e che, vi assicuro, ogni tanto fanno proprio bene al cuore.
Ultima piccola annotazione a margine e poi la smetto, la sottoscritta, a furia di ballare, è anche dimagrita senza il minimo sforzo, se non quello di indossare più gonne del solito e di ballare con tante persone nuove, a volte anche molto interessanti.
HA! Non vi sembra che sia un'ottima novità?
Tornando invece al mio quotidiano lagunare e non, purtroppo le vacanze mi hanno allontanata per un po' dalle mie adorate calli, lasciandomi solo come compito quello di studiare, studiare e studiare per gli esami della sessione di gennaio. Gli esami. Ecco. Per onestà devo dire che gli esami inizialmente da dare erano due (Letteratura francese e Linguistica generale). Dopo attenta riflessione (....) l'esame che ho scelto di dare è solo uno: Linguistica. Questo perché ho l'ansia da prestazione e gli esami orali, per me, richiedono mooooolta più preparazione che per una qualsiasi persona normale che debba rispondere a delle domande guardando in faccia il professore, anche qualora il professore fosse in realtà una professoressa tutt'altro che terrorizzante.
Comunque, tant'è. L'univeristà, per me, è stata una scelta ponderata su basi diverse dall'obiettivo Laurea e uno dei punti cardine della mia decisione era che questo non diventasse mai fonte di stress, ma solo e unicamente un piacere. Perciò...Linguistica.
L'esame si svolgerà il 24 e non credo che scriverò altro, qui, prima di quella data, ma se qualche anima pia si ricordasse ugualmente d'incrociare le dita per me... :D
Un'altra cosa che sono felice di aver fatto a dicembre è stata tornare in montagna dopo tanto tempo.
Era tradizione, nella mia famiglia, che trascorressimo il Natale tutti insieme in montagna, in una casa che mio papà aveva ristrutturato (da architetto) nel periodo in cui nasceva mia sorella e che si trova in un paesino in cui diversi amici dei miei genitori hanno man mano acquistato o preso in affitto qualcosa. Risultato, ogni anno ci ritrovavamo con una banda di amici a passare le vacanze invernali tra neve, Natali, giornate di sci, bobbate, compiti a casa, Capodanni e cioccolate. Vero regalo di un'infanzia felice.
Negli ultimi anni, con i nonni non più tanto in forma da spostarsi così facilmente e le varie compagnie di amici sparse qua e là, questa tradizione si era un po' persa ma, per il 2011, tra famiglia e amici ce l'eravamo ripromessi: si torna a far vacanza tutti insieme!
E così la sera di Natale mi sentivo di nuovo una seienne in pigiama, mentre guardavo l'albero che avevamo addobbato
e la mattina, guardare fuori dalla finestra era un piacere. Anche lo studio non è andato niente male. Il Capodanno è stato tranquillo e divertente, come piace a me, e per la prima volta dopo tanti anni ho ritrovato una parte di me che letteralmente si bea dell'enorme fortuna ricevuta nella vita. Pura e semplice.
Ecco. Adesso mi sembra di aver reso giustizia a questo mese in cui avevo riposto ben poca fiducia rispetto a tutto quello che poi mi ha regalato.
Ci sono dettagli che non ho rivelato, fotografie che non ho pubblicato, sensazioni che non ho descritto e scoperte di cui non parlerò. Ma la morale, per me, di questo dicembre è che mai, in nessun momento, puoi dire che cosa farai in un dicembre qualunque di un anno qualunque (o meno) della tua vita.
Ho scritto tanto. Vi voglio bene se siete arrivati fin qui, ma anche se no.
Buon anno!